Si è spento, a 97 anni, lo storico dirigente milanese, presidente della Federazione per 14 anni e vicepresidente onorario a vita dell’UCI

Nella notte tra il 30 e il 31 luglio è scomparso Agostino Omini, figura storica del movimento ciclistico italiano e presidente della Federazione Ciclistica Italiana per quattordici anni, dal 1981al 1995. Aveva 97 anni, essendo nato a Milano il 4 ottobre 1926.

Nato a Milano da famiglia numerosa con otto fratelli (sei maschi e due femmine), Omini è stato sposato con la signora Adele Guglielmetti di Mozzate (scomparsa nel 2021), ed ha avuto due figlie, Antonella ed Elisabetta.

Da sempre appassionato di ciclismo, comincia il suo percorso dirigenziale nel 1950 da presidente del gruppo sportivo Simonetta di Milano. Nel 1954 assume la direzione sportiva dell’U.S. Mozzatese e nel 1962 entra nel direttivo del Comitato Regionale Lombardo per poi diventarne presidente nel 1973.

Nel frattempo conquista la fiducia del “Presidentissimo” Adriano Rodoni, che ne apprezza le doti manageriali e organizzative (nella foto). Nel 1962 è nominato responsabile del settore trasporti ai mondiali di Salò e nel 1968 fa il primo balzo in campo nazionale con l’elezione alla vicepresidenza dell’UCIP, l’associazione del ciclismo professionistico italiano.

Continua ad arricchire il suo bagaglio di esperienze da sovraintendente organizzativo dei mondiali di Ostuni e Monteroni nel 1976. Un anno dopo, nel 1977, riceve la prima carica internazionale: la vice presidenza della FICP, federazione internazionale del ciclismo professionistico in seguito assorbita dall’UCI.

Nel 1981 sale alla presidenza della FCI e guida la fase di transizione del dopo-Rodoni fino al gennaio 1995. Di questo periodo sono i mondiali 1985 al Montello e a Bassano del Grappa, l’organizzazione della Sei Giorni al Palasport di Milano. Dal 1985 al 1988 entra nella giunta CONI, l’organo di governo dello sport italiano. Nel 1989 promuove l’Unione Europea di Ciclismo (UEC) e nel 1993 diventa vice-presidente vicario dell’U.C.I., vice-presidente UEC e presidente del settore dilettanti dell’U.C.I. Nel 1996 l’U.C.I. lo nomina presidente del comitato supervisore dei campionati del mondo. Nel 1999 segue la gestione dei mondiali di Verona. Per i meriti acquisiti riceve a Parigi nell’aprile 2000 la più alta onorificenza del movimento olimpico, l’Ordine Olimpico, da parte del presidente del C.I.O, lo spagnolo Antonio Samaranch, Nel 2001 il congresso dell’U.C.I. lo nomina “vice-presidente onorario a vita”.

Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni: "La figura di Omini ha accompagnato la mia avventura nel ciclismo, dagli esordi seguendo mio padre fino a tutta la mia attività da corridore e dirigente. E' stato un punto di riferimento per noi cresciuti a Milano e Lombardia e poi a livello nazionale. A nome anche di tutto il Consiglio federale esprimo i sensi del più profondo cordoglio per la sua scomparsa. Tutto il movimento ciclistico si stringe in un commosso abbraccio alla sua famiglia."


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E' scomparso Agostino Omini, presidente dal 1981 al 1995

Si è spento, a 97 anni, lo storico dirigente milanese, presidente della Federazione per 14 anni e vicepresidente onorario a vita dell'UCI

Nella notte tra il 30 e il 31 luglio è scomparso Agostino Omini, figura storica del movimento ciclistico italiano e presidente della Federazione Ciclistica Italiana per quattordici anni, dal 1981al 1995. Aveva 97 anni, essendo nato a Milano il 4 ottobre 1926.

Nato a Milano da famiglia numerosa con otto fratelli (sei maschi e due femmine), Omini è stato sposato con la signora Adele Guglielmetti di Mozzate (scomparsa nel 2021), ed ha avuto due figlie, Antonella ed Elisabetta.

Da sempre appassionato di ciclismo, comincia il suo percorso dirigenziale nel 1950 da presidente del gruppo sportivo Simonetta di Milano. Nel 1954 assume la direzione sportiva dell’U.S. Mozzatese e nel 1962 entra nel direttivo del Comitato Regionale Lombardo per poi diventarne presidente nel 1973.

Nel frattempo conquista la fiducia del “Presidentissimo” Adriano Rodoni, che ne apprezza le doti manageriali e organizzative (nella foto). Nel 1962 è nominato responsabile del settore trasporti ai mondiali di Salò e nel 1968 fa il primo balzo in campo nazionale con l’elezione alla vicepresidenza dell’UCIP, l’associazione del ciclismo professionistico italiano.

Continua ad arricchire il suo bagaglio di esperienze da sovraintendente organizzativo dei mondiali di Ostuni e Monteroni nel 1976. Un anno dopo, nel 1977, riceve la prima carica internazionale: la vice presidenza della FICP, federazione internazionale del ciclismo professionistico in seguito assorbita dall’UCI.

Nel 1981 sale alla presidenza della FCI e guida la fase di transizione del dopo-Rodoni fino al gennaio 1995. Di questo periodo sono i mondiali 1985 al Montello e a Bassano del Grappa, l’organizzazione della Sei Giorni al Palasport di Milano. Dal 1985 al 1988 entra nella giunta CONI, l’organo di governo dello sport italiano. Nel 1989 promuove l’Unione Europea di Ciclismo (UEC) e nel 1993 diventa vice-presidente vicario dell’U.C.I., vice-presidente UEC e presidente del settore dilettanti dell’U.C.I. Nel 1996 l’U.C.I. lo nomina presidente del comitato supervisore dei campionati del mondo. Nel 1999 segue la gestione dei mondiali di Verona. Per i meriti acquisiti riceve a Parigi nell’aprile 2000 la più alta onorificenza del movimento olimpico, l’Ordine Olimpico, da parte del presidente del C.I.O, lo spagnolo Antonio Samaranch, Nel 2001 il congresso dell’U.C.I. lo nomina “vice-presidente onorario a vita”.

Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni: "La figura di Omini ha accompagnato la mia avventura nel ciclismo, dagli esordi seguendo mio padre fino a tutta la mia attività da corridore e dirigente. E' stato un punto di riferimento per noi cresciuti a Milano e Lombardia e poi a livello nazionale. A nome anche di tutto il Consiglio federale esprimo i sensi del più profondo cordoglio per la sua scomparsa. Tutto il movimento ciclistico si stringe in un commosso abbraccio alla sua famiglia."


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Si è spento, a 97 anni, lo storico dirigente milanese, presidente della Federazione per 14 anni e vicepresidente onorario a vita dell'UCI

Nella notte tra il 30 e il 31 luglio è scomparso Agostino Omini, figura storica del movimento ciclistico italiano e presidente della Federazione Ciclistica Italiana per quattordici anni, dal 1981al 1995. Aveva 97 anni, essendo nato a Milano il 4 ottobre 1926.

Nato a Milano da famiglia numerosa con otto fratelli (sei maschi e due femmine), Omini è stato sposato con la signora Adele Guglielmetti di Mozzate (scomparsa nel 2021), ed ha avuto due figlie, Antonella ed Elisabetta.

Da sempre appassionato di ciclismo, comincia il suo percorso dirigenziale nel 1950 da presidente del gruppo sportivo Simonetta di Milano. Nel 1954 assume la direzione sportiva dell’U.S. Mozzatese e nel 1962 entra nel direttivo del Comitato Regionale Lombardo per poi diventarne presidente nel 1973.

Nel frattempo conquista la fiducia del “Presidentissimo” Adriano Rodoni, che ne apprezza le doti manageriali e organizzative (nella foto). Nel 1962 è nominato responsabile del settore trasporti ai mondiali di Salò e nel 1968 fa il primo balzo in campo nazionale con l’elezione alla vicepresidenza dell’UCIP, l’associazione del ciclismo professionistico italiano.

Continua ad arricchire il suo bagaglio di esperienze da sovraintendente organizzativo dei mondiali di Ostuni e Monteroni nel 1976. Un anno dopo, nel 1977, riceve la prima carica internazionale: la vice presidenza della FICP, federazione internazionale del ciclismo professionistico in seguito assorbita dall’UCI.

Nel 1981 sale alla presidenza della FCI e guida la fase di transizione del dopo-Rodoni fino al gennaio 1995. Di questo periodo sono i mondiali 1985 al Montello e a Bassano del Grappa, l’organizzazione della Sei Giorni al Palasport di Milano. Dal 1985 al 1988 entra nella giunta CONI, l’organo di governo dello sport italiano. Nel 1989 promuove l’Unione Europea di Ciclismo (UEC) e nel 1993 diventa vice-presidente vicario dell’U.C.I., vice-presidente UEC e presidente del settore dilettanti dell’U.C.I. Nel 1996 l’U.C.I. lo nomina presidente del comitato supervisore dei campionati del mondo. Nel 1999 segue la gestione dei mondiali di Verona. Per i meriti acquisiti riceve a Parigi nell’aprile 2000 la più alta onorificenza del movimento olimpico, l’Ordine Olimpico, da parte del presidente del C.I.O, lo spagnolo Antonio Samaranch, Nel 2001 il congresso dell’U.C.I. lo nomina “vice-presidente onorario a vita”.

Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni: "La figura di Omini ha accompagnato la mia avventura nel ciclismo, dagli esordi seguendo mio padre fino a tutta la mia attività da corridore e dirigente. E' stato un punto di riferimento per noi cresciuti a Milano e Lombardia e poi a livello nazionale. A nome anche di tutto il Consiglio federale esprimo i sensi del più profondo cordoglio per la sua scomparsa. Tutto il movimento ciclistico si stringe in un commosso abbraccio alla sua famiglia."