Il Tribunale Federale I Sezione in composizione Collegiale nella persona dei Sigg.ri:
– Avv. Salvatore Minardi – Presidente relatore
– Avv. Patrich Rabaini – Giudice
– Avv. Alessia Beghini – Giudice
con l’assistenza del segretario Avv. Marzia Picchioni (funzionaria FCI).
Nel procedimento iscritto al N. 6/24 R.G. Trib. a carico del tesserato Argentin Moreno, sia in proprio che in qualità di Presidente dell’ASD Sportunion, chiamato a rispondere delle seguenti violazioni disciplinari:
a. Violazione dell’art. 1 punti 1, 2 e 3 lett. a), b) e c), in relazione all’art. 51 punti 1,2 e 3 lett. b) del Regolamento di Giustizia Federale della F.C.I., perché Moreno Argentin, in spregio del dovere gravante su ciascun tesserato di osservare una condotta conforme ai principi di lealtà, rettitudine e correttezza, anche morale, nell’ambito dei rapporti riguardanti l’attività federale, nonché del divieto di esprimere giudizi lesivi dell’onore, del decoro e del prestigio di altri tesserati nonché delle istituzioni federali, ponendo in essere una vasta campagna denigratoria, attuata tramite la pubblicazione di numerosi post sul social network “facebook”, con offese gravi attributive di fatti determinati, ledeva l’onore, il decoro ed il prestigio dei Sig.ri Cordiano Dagnoni nella sua qualità di Presidente della F.C.I., Marcello Tolu nella sua qualità di Segretario Generate della F.C.I., dell’Avv. Cesare Di Cintio nella sua qualità di Commissario Straordinario della Lega del Ciclismo Professionistico, del Dott. Marcel Vulpis incaricato della Lega del Ciclismo Professionistico, dell’Avv. Mauro Sferrazza, Subcommissario della Lega del Ciclismo Professionistico, del Sig. Stefano Piccolo, Segretario Generate della Lega del Ciclismo Professionistico nonché dei componenti del Consiglio Federale della F.C.I. In tal senso si riportano sinteticamente le dichiarazioni rilasciate sulla piattaforma di social network “Facebook” dal Sig. Argentin e poste a fondamento dell’adozione nei suoi confronti dell’atto di deferimento da parte della Procura Federale:
1) In un post del 21.12.2023, commentando un articolo diffuso dal sito Ciclismoweb.net dal titolo “Lega Ciclismo: chi spodesterà il Commissario Di Cintio” il soggetto odierno incolpato arrivava ad accusare il Presidente FCI Dagnoni, “con l’avallo di tutto il Consiglio Federale”, di consentire un “abuso di potere” ai Sig.ri Di Cintio, Sferrazza e Vulpis, definiti in un passaggio successivo “mercenari ingaggiati da Dagnoni […] per coprire le nefandezze e scelte politiche sbagliate per puntellare la sua posizione a scapito del movimento”. Proseguiva poi affermando “che questi signori fino ad ora sono costati più di 50.000 euro di parcelle senza produrre nulla di utile e risolutivo al movimento (anzi lo hanno ulteriormente diviso)”;
2) Il 6.1.2024, riscostruendo, secondo la sua personale visione dei fatti, la vicenda che aveva portato all’emissione nei suoi confronti della comunicazione n. 8 da parte del Tribunale Federale FCI in data 19.12.2023, accusava l’Avv. Di Cintio di “agire per conto e per nome di Dagnoni” con quest’ultimo additato poi quale “mandante di tutto questo scempio che paga questi mercenari con il denaro della base (…) nonostante il commissario abbia inventato tutto per silenziarmi”;
3) In data 24.1.2024, commentando la ricezione di un invito della Procura Federale FCI per l’acquisizione di chiarimenti relativi ad un esposto presentato dallo stesso Sig. Argentin in merito all’annullamento della manifestazione Adriatica Ionica Race ed indirizzato all’Avv. Di Cintio, al Dott. Vulpis ed al Segretario della Lega Sig. Piccolo, li apostrofava come “tutti complici di questo danno”. Inoltre, nelle more delle risposte ai commenti degli utenti pubblicati sotto al post, evidenziava come, riferendosi ai suddetti, “hanno fatto una cosa sporca che non dovevano fare, le vicende hanno un mandante e dei complici a pagamento, presto spero si possa fare chiarezza”. Proseguiva poi asserendo che: “hanno barato sin dall’inizio, esercitando il loro potere, nominati dal presidente Dott. Cordiano Dagnoni e pagati col denaro dei tesserati. Hanno fatto male i conti, hanno creato volutamente, credendo di farla franca, danni fisici ed economici a me ed alla mia famiglia, non si può lasciar stare, ne tantomeno perdonare, la verità sta emergendo e sarà travolgente, per loro”;
4) Il 26.1.2024 affermava che: “il presidente, il consiglio federale complice (che si gira dall’altra parte, come quando una parte del popolo applaudiva, quando Mussolini fece approvare le leggi razziali, nella totale indifferenza). Il segretario generale da 250 mila euro l’anno (che dice al presidente supremo, “sei il mio faro”) dimenticandosi di essere il primo responsabile del brutto fattaccio, è ancora attaccato alla sedia, mister 250 mila euro, […] il primo requsito morale che deve avere un presidente è non farsi ricattare,ma per non farsi ricattare devi dare l’esempio e camminare retto, non si fanno gli interessi propri alle spalle dei ragazzi che i genitori consegnano al movimento per formarli. Con questi dirigenti il ciclismo è in serio pericolo”;
5) Il 20.2.2024 pubblicava un post rivolgendosi al Presidente FCI Dagnoni come “l’uomo che si è definito manager senza aver mai lavorato”, aggiungendo inoltre che “di cognome fa Dagnoni, ha speso 60 mila euro, utilizzando il denaro delle società di base per pagare le parcelle dei tre mercenari, voluti e nominati da lui, […]. I tre mercenari sono stati usati da Dagnoni per creare premeditatamente danni alla ASD Sportunion e al sottoscritto […] Ecco il consiglio federale, tutti colpevoli di questo scempio continuo, purtroppo votati da molte società: Cordiano Dagnoni Presidente Federazione Ciclistica Italiana, Carmine Acquasanta, Vicepresidente Vicario Ruggiero Cazzaniga Vicepresidente, Fabrizio Cazzola Consigliere Federale – Affiliati Gianantonio Crisafulli Consigliere Federale – Affiliati, Fabio Forzini Consigliere Federale – Affiliati Giancarlo Maini Consigliere Federale – Atleti, Chiara Teocchi Consigiere Federale – Atleti Serena Danesi Consigliere Federale – Tecnici Giovanni Vietri Consigliere Federale – Affiliati Gavino Marcello Tolu Segretario Generale, Federazione Ciclistica Italiana, tutti complici alla pari di Dagnoni di queste scellerate scelte”;
6) In data 25.2.2024, condividendo un articolo diffuso da ilgiornale.it, lo commentava apostrofando il Presidente FCI Dagnoni nei seguenti termini: “oltre a essere incapace è anche mona”, “è per questo che dico di essere di fronte ad un incapace”, “le medaglie vanno pesate non contate, mona”, “si è prostituito ad una provincia numericamente importante, ma con dirigenti non all’altezza (uno di questi tale Fabrizio Cazzola di nome e di fatto è in consiglio federale complice e compare di questa situazione disastrosa) che agiscono come una banda bassotti”, “questo presidente è impresentabile e indegno di rappresentare il ciclismo”. Rispondendo poi ad uno dei commenti dell’utenza proseguiva affermando che: “non sono bravi solo a mangiare, una volta colti in fallo e glielo ricordi, sono vendicativi e usano mercenari per fare il lavoro sporco”;
7) Lo stesso 25.2.2024 condividendo un articolo pubblicato da Ciclismoweb.it lo andava commentando nei seguenti termini: “Si continua a girare a vuoto e a buttare dalla finestra risorse a dei mercenari venditori di fumo, ecco i colpevoli di questo continuo scempio” rilanciando la medesima elencazione di soggetti riportata al punto 5 di cui sopra. Rispondendo poi ai commenti di alcuni utenti proseguiva asserendo: “Invece di usare la politica per creare sviluppo nel ciclismo la usano politicamente contro chi gli fa osservazioni sul loro operato. […] Non meritano tregua, devono semplicemente sparire e chi li protegge dall’alto deve farsi una ragione prima di essere trascinato nello scandalo”
8) Il 5.3.2024 ribadendo la convinzione della sussistenza di una responsabilità del Segretario Tolu e del Presidente Dagnoni circa la cancellazione della manifestazione sportiva Adriatica Ionica Race, si rivolge loro affermando che: “si sentono forti con i deboli e deboli con i forti”;
9) In data 6.3.2024 si rivolgeva nuovamente nei confronti dei soggetti di cui al punto 8 definendoli: “Pseudo dirigenti che non hanno avuto nemmeno rispetto delle regioni e degli sponsor, comportamenti antisportivi, condotti vergognosamente, da veri mafiosi, criminali, banditi per non dire altro”;
10) L’11.3.2024 pubblicava un post recante le effigi del Presidente FCI Cordiano Dagnoni, definito “il mandante”, dell’Avv. Cesare Di Cintio, apostrofato come “l’esecutore”, del Segretario Generale Marcello Tolu, descritto nei termini di “burocrate segretario della FCI” ed infine del Dott. Marcel Vulpis, definito “il manovale”. Il post proseguiva poi con ulteriori affermazioni offensive e denigratorie delle persone suddette e delle istituzioni da esse rappresentate.
b. Violazione dell’art. 1, punti 1,2 e 3, lett. a), b) e c), in relazione all’art. 51 punti 1,2 e 3, lett. a), b) e c), del Regolamento di Giustizia Federale della F.C.I., perché in spregio del dovere gravante su ciascun tesserato di osservare una condotta conforme ai principi di lealtà, rettitudine e correttezza anche morale nell’ambito dei rapporti riguardanti l’attività federale, nonché del divieto di esprimere giudizi lesivi dell’onore, del decoro e del prestigio di altri tesserati o di terzi, nonché delle Istituzioni Federali, in occasione di un’intervista rilasciata al Dott. Andrea Fin (anch’egli tesserato F.C.I., attualmente inibito), andata in onda nella trasmissione “Extraciclismo”, il 29.03.2024, sulla emittente televisiva Telechiara (canale 17 DT in Veneto e Mantova, canale 18 DT in Friuli Venezia Giulia e nella Provincia Autonoma di Trento), nonché su Web TV e App. www.telechiara.it oltre che in streaming sul canale Youtube di Ciclismoweb.net, con offese gravi attributive di fatti determinati, ledeva l’onore, il decoro ed il prestigio del Sig. Cordiano Dagnoni nella sua qualità di Presidente della F.C.I., del Dott. Giovanni Malagò presidente del CONI, del Dott. Ugo Taucer Procuratore Federale della F.CI., nonché sia pure senza menzionarli espressamente e nominativamente, dell’Avv. Cesare Di Cintio nella qualità di Commissario Straordinario della Lega del Ciclismo Professionistico, del Dott. Marcel Vulpis incaricato della Lega Ciclismo Professionistico, dell’Avv. Mauro Sferrazza, Subcommissario della Lega Ciclismo Professionistico.
Nel corso dell’intervista affermava: “Ovviamente hanno fatto, diciamo, stanno gestendo, hanno gestito e stanno gestendo, la giustizia, ovviamente, in maniera dove gli interessa a loro e finché un non prova non se ne rende conto […]. “la Procura non può essere gestita da Giovanni Malagò, che è il Presidente del CONI, a livello centrale, perché son venuto a sapere che la Procura, il capo della Procura è pagato dal CONI, quindi voi potete immaginare se uno è pagato a chi risponde. (Riferendosi poi alla conferenza stampa del 5 ottobre 2023 che ha portato al comunicato del 19.12.2023) “Io non è che sono andato là e ho abbassato la testa, ho detto che sono dei banditi, che sono dei mafiosi, che sono dei delinquenti e gli ho anche detto, guardi, mi sono pentito di aver raddoppiato o triplicato la dose”. […] “io a questo Presidente e a quel gruppo di malavitosi che ha messo in campo, pagandoli coi soldi degli associati, io non chiederò mai scusa”.
Fatto commesso il 29.03.2024; con la recidiva di cui all’art. 51 punti 1, 2, e 3 lett. a) e b) avendo l’infrazione disciplinare la medesima indole di quella oggetto del comunicato n, 6 emesso in data 26.03.2024, nonché essendo l’infrazione stata commessa solo pochi mesi dopo la condanna di cui al comunicato n. 8 del 19.12.2023, del Tribunale Federale della F.C.I.
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In data 10/09/2024 il deferito produceva ritualmente delle memorie difensive che, sebbene molto voluminose e articolate, con numerosi allegati, di fatto contenevano contestazioni alla politica sportiva federale, descrizione di fatti ed eventi non attinenti con il caso de quo, riferimenti a situazioni e documenti estranei al deferimento, riferimenti ad un presunto accanimento giudiziale con piani precostituiti per arrecare danno alla propria associazione ed a se stesso da parte dei soggetti destinatari delle espressioni ed accuse che hanno dato scaturigine all'odierno procedimento.
Alcuni riferimenti contestatori ed accusatori, pur rimanendo privi di qualsiasi riscontro documentale e fattuale, riguardavano l'Ufficio di Procura Federale che nulla di nuovo ha contestato rispetto all'atto di deferimento odierno.
All’udienza collegiale del 13 settembre 2024, ritualmente convocata, sono presenti:
– per l’ufficio della Procura Federale, il Procuratore Federale Aggiunto Avv. Ida Blasi;
– il deferito Sig. Moreno Argentin personalmente, difeso in proprio.
IN FATTO
Relazionava sul caso il Presidente ripercorrendo i fatti riportati nell'atto di deferimento nonché le difese della memoria difensiva dell'incolpato.
A seguire, per l’U.P.F. il Procuratore Federale Aggiunto Avv. Ida Blasi, riportandosi all’atto di deferimento, insisteva nella gravità delle dichiarazioni di cui al punto 9 dello stesso; precisava, altresì, le motivazioni poste a giustificazione dell'atto, illustrava l’esito degli atti di indagine e significava, rispetto alle segnalate accuse di omissioni di cui alla memoria difensiva dell'Argentin, di aver adottato tutti i provvedimenti ed aver avviato tutti i procedimenti in conformità al dettato regolamentare federale.
Più in particolare, il Procuratore Federale si soffermava sull’analisi degli elementi in forza dei quali ritenere provata la responsabilità del deferito Sig. Argentin Moreno.
Il Presidente dava la parola al Sig. Moreno Argentin il quale esponeva le proprie difese, si riportava alle memorie del 10/09/2024 e, pur divagando su fatti, dinamiche, eventi e comportamenti estranei al procedimento in corso, teneva un comportamento consono alla contesto e collaborativo con l'organo di giustizia federale.
Insisteva sul fatto che il proprio comportamento e le esternazioni conseguenti sono stati causati e determinati dall'accanimento da parte dei vertici federali nei suoi confronti e nei confronti della società; invero, continuava, il risultato causato da tali reiterati comportamenti è stato il profondo e irrimediabile indebitamento societario e personale di circa € 300.000,00. Per tali motivi, spiegava che l'utilizzo di alcuni termini, a parere del Tribunale giudicante oggettivamente offensivi e sconvenienti, non avevano a parer suo un'accezione offensiva e scorretta, ma tendevano a meglio rappresentare l'operato ed il comportamento dei vertici federali che, a parer suo, non avevano tenuto un comportamento lineare e corretto. Le altre espressioni, per le quali in Tribunale ha chiesto chiarimenti o ravvedimenti, sono state dettate dalla rabbia dovuta alla vicenda della Adriatica Ionica Race.
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A questo punto, il Presidente invita il Procuratore Federale Aggiunto a concludere: l'Avv. Blasi, pertanto, formula la richiesta della sanzione della inibizione per complessivi mesi 18, con pena iniziale massima di mesi 12 aumentati della metà per la recidiva nonché l'applicazione dell'ammenda nella misura complessiva di € 4.500,00, € 3.000,00 base aumentata della metà per la contestata recidiva. Nulla per la Società.
Il Sig. Argentin Moreno si rimette alla decisione del Tribunale.
Il Tribunale si ritira in camera di consiglio.
Il Tribunale Federale I Sezione
All'esito della Camera di Consiglio ha emesso la pronuncia che segue.
La presente vicenda merita alcune indispensabili precisazioni per delineare in maniera chiara l’oggetto del giudizio devoluto a questo Tribunale Federale.
L'oggetto del presente giudizio attiene alle dichiarazioni offensive proferite dal Sig. Moreno Argentin nell’ambito dei post pubblicati a sua firma sulla piattaforma social “Facebook” e nelle more delle risposte ai commenti rilasciate dal suddetto agli utenti della piattaforma fra il 21.12.2023 e l’11.03.2024 ovvero alle affermazioni proferite in occasione dell’intervista rilasciata al Dott. Andrea Fin nel corso della trasmissione televisiva “Extraciclismo”, andata in onda il 29.03.2024 sull’emittente Telechiara nonché su Web.tv ed App. www.telechiara.it oltre che in streaming sul canale Youtube Ciclismoweb.net.
In tal senso, la Procura Federale, nel proprio capo di incolpazione, ha delineato l’oggetto del giudizio indicando in maniera specifica le dichiarazioni offensive di cui si è reso responsabile il Sig. Argentin e per le quali è stato deferito al Tribunale Federale.
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In questa sede, non si intende minimamente mettere in discussione il prestigio della carriera sportiva del Sig. Argentin, bensì, si procedono a rilevare comportamenti disciplinarmente rilevanti tenuti, peraltro, dal medesimo in plurime occasioni anche nel recente passato e che avevano già comportato l’irrogazione di sanzioni disciplinari – non impugnate e divenute definitive – cui si rimanda (si vedano in particolare, Comunicato N. 8 del 19 dicembre 2023 nonché Comunicato N. 6 del 26 marzo 2024 emesso dal Tribunale Federale I Sezione).
Fatte queste premesse, all’esito dell’istruttoria il Tribunale ritiene che, dall’esame del complessivo compendio probatorio ritualmente acquisto e dichiarato utilizzabile ai fini del decidere, dalle dichiarazioni rese in udienza dal deferito e dal collaborativo comportamento processuale dello stesso, la vicenda portata al giudizio sia ampiamente provata.
Tra il 21.12.2023 e l’11.3.2024, è pacificamente provato che il Sig. Argentin ha proceduto a pubblicare una serie di post social recanti plurime dichiarazioni, specificate nel capo di incolpazione e sinteticamente riportate in epigrafe, dal contenuto gravemente offensivo tanto per gli Organi Federali quanto per i singoli soggetti che li rappresentano. Di pari gravità risultano inoltre le espressioni ingiuriose e denigratorie utilizzate dal medesimo, rivolgendosi ancora una volta ai già sopracitati destinatari, nel corso di un’intervista rilasciata al Dott. Andrea Fin (anch’egli tesserato FCI ed attualmente inibito) nell’ambito della trasmissione “Extraciclismo” in data 29.3.2024.
Dall’analisi dei post e del video dell’intervista nonché dalla trascrizione della stessa, emerge pacificamente il disvalore delle dichiarazioni del Sig. Argentin, il quale, seppur raggiunto nel recente passato da ben due provvedimenti disciplinari recanti, rispettivamente, le sanzioni dell’ammonizione il primo e dell’inibizione con annessa ammenda il secondo, ha deliberatamente e volontariamente perseverato nella conduzione di una campagna apertamente denigratoria nei confronti, non solo degli Organi Federali, ma anche delle persone che ricoprono ruoli di rappresentanza degli stessi, arrivando ad utilizzare nei confronti delle suddette appellativi ed espressioni di assoluta ed inammissibile gravità.
Sono molteplici i passaggi dei post social che in questa sede possono essere riportati a titolo esemplificativo della totale esecrabilità delle dichiarazioni rilasciate dal Sig. Argentin:
– accusa apertamente i Sig.ri Di Cintio, Sferrazza e Vulpis di operare un vero e proprio “abuso di potere” consentito dal Presidente FCI Dagnoni, “con l’avallo di tutto il Consiglio Federale” definendoli poi in un passaggio successivo “mercenari ingaggiati da Dagnoni […]” (post del 21.1.2.2023);
– definisce il Presidente FCI Dagnoni “mandante di tutto questo scempio che paga questi mercenari con il denaro della base” con riferimento all’adozione del comunicato n. 8 del 26.3.2024 recante una duplice sanzione disciplinare nei suoi confronti (post del 6.1.2024);
– apostrofa gli Avv. Di Cintio, il Dott. Vulpis ed il Segretario della Lega Sig. Piccolo come “tutti complici di questo danno” asserendo poi che “hanno fatto una cosa sporca che non dovevano fare, le vicende hanno un mandante e dei complici a pagamento, presto spero si possa fare chiarezza”; “hanno barato sin dall’inizio, esercitando il loro potere, nominati dal presidente Dott. Cordiano Dagnoni e pagati col denaro dei tesserati. Hanno fatto male i conti, hanno creato volutamente, credendo di farla franca, danni fisici ed economici a me ed alla mia famiglia, non si può lasciar stare, né tantomeno perdonare, la verità sta emergendo e sarà travolgente, per loro” (post del 24.1.2024);
– afferma che: “il presidente, il consiglio federale complice (che si gira dall’altra parte, come quando una parte del popolo applaudiva, quando Mussolini fece approvare le leggi razziali, nella totale indifferenza). Il segretario generale da 250 mila euro l’anno (che dice al presidente supremo, “sei il mio faro”) dimenticandosi di essere il primo responsabile del brutto fattaccio, è ancora attaccato alla sedia, mister 250 mila euro, […] il primo requsito morale che deve avere un presidente è non farsi ricattare,ma per non farsi ricattare devi dare l’esempio e camminare retto, non si fanno gli interessi propri alle spalle dei ragazzi che i genitori consegnano al movimento per formarli. Con questi dirigenti il ciclismo è in serio pericolo” ( post del 26.1.2024);
– apostrofa il Presidente FCI come “l’uomo che si è definito manager senza aver mai lavorato”, aggiungendo inoltre che “di cognome fa Dagnoni, ha speso 60 mila euro, utilizzando il denaro delle società di base per pagare le parcelle dei tre mercenari, voluti e nominati da lui, […]. I tre mercenari sono stati usati da Dagnoni per creare premeditatamente danni alla ASD Sportunion e al sottoscritto […] Ecco il consiglio federale, tutti colpevoli di questo scempio continuo, purtroppo votati da molte società: Cordiano Dagnoni Presidente Federazione Ciclistica Italiana, Carmine Acquasanta, Vicepresidente Vicario Ruggiero Cazzaniga Vicepresidente, Fabrizio Cazzola Consigliere Federale – Affiliati Gianantonio Crisafulli Consigliere Federale – Affiliati, Fabio Forzini Consigliere Federale – Affiliati Giancarlo Maini Consigliere Federale – Atleti, Chiara Teocchi Consigiere Federale – Atleti Serena Danesi Consigliere Federale – Tecnici Giovanni Vietri Consigliere Federale – Affiliati Gavino Marcello Tolu Segretario Generale, Federazione Ciclistica Italiana, tutti complici alla pari di Dagnoni di queste scellerate scelte” (post del 20.2.2024);
– si rivolge nuovamente al Presidente FCI Dagnoni affermando che: “oltre a essere incapace è anche mona”, “è per questo che dico di essere di fronte ad un incapace”, “le medaglie vanno pesate non contate, mona”, “si è prostituito ad una provincia numericamente importante, ma con dirigenti non all’altezza (uno di questi tale Fabrizio Cazzola di nome e di fatto è in consiglio federale complice e compare di questa situazione disastrosa) che agiscono come una banda bassotti”, “questo presidente è impresentabile e indegno di rappresentare il ciclismo”. Rispondendo poi ad uno dei commenti dell’utenza proseguiva affermando che: “non sono bravi solo a mangiare, una volta colti in fallo e glielo ricordi, sono vendicativi e usano mercenari per fare il lavoro sporco” (post del 25.2.2024);
– rivolgendosi ai soggetti elencati al punto di cui sopra asserisce che “Si continua a girare a vuoto e a buttare dalla finestra risorse a dei mercenari venditori di fumo, ecco i colpevoli di questo continuo scempio”; “Invece di usare la politica per creare sviluppo nel ciclismo la usano politicamente contro chi gli fa osservazioni sul loro operato. […] Non meritano tregua, devono semplicemente sparire e chi li protegge dall’alto deve farsi una ragione prima di essere trascinato nello scandalo” (altro post del 25.2.2024);
– si rivolge al Segretario Tolu ed al Presidente Dagnoni affermando che: “si sentono forti con i deboli e deboli con i forti”; definendoli poi “Pseudo dirigenti che non hanno avuto nemmeno rispetto delle regioni e degli sponsor, comportamenti antisportivi, condotti vergognosamente, da veri mafiosi, criminali, banditi per non dire altro” (dichiarazioni riportate da due post distinti, rispettivamente del 5 e 6 marzo);
– pubblica le effigi del Presidente FCI Cordiano Dagnoni, dell’Avv. Cesare Di Cintio, del Segretario Generale Marcello Tolu e del Dott. Marcel Vulpis definendoli, rispettivamente: “il mandante”, “l’esecutore”, “il burocrate segretario della FCI” ed “il manovale”.
Di pari gravità le dichiarazioni ingiuriose rilasciate nel corso dell’intervista rilasciato al Dott. Fin in data 29.3.2024 ove afferma che:
– “la Procura non può essere gestita da Giovanni Malagò, che è il Presidente del CONI, a livello centrale, perché son venuto a sapere che la Procura, il capo della Procura è pagato dal CONI, quindi voi potete immaginare se uno è pagato a chi risponde”.
– riferendosi all’adozione del provvedimento disciplinare da parte del Tribunale Federale a seguito delle affermazione rilasciate nel corso della conferenza stampa del 5.10.2023 afferma: “Io non è che sono andato là e ho abbassato la testa, ho detto che sono dei banditi, che sono dei mafiosi, che sono dei delinquenti e gli ho anche detto, guardi, mi sono pentito di aver raddoppiato o triplicato la dose”. […] “io a questo Presidente e a quel gruppo di malavitosi che ha messo in campo, pagandoli coi soldi degli associati, io non chiederò mai scusa”.
Risulta pacifico ed evidente quindi che le affermazioni riportate si spingano ben oltre il confine del legittimo esercizio del diritto di critica che, pur aspra che sia, deve pur sempre mantenersi entro certi limiti di lealtà e correttezza.
Il Sig. Argentin ha di fatto realizzato un disegno denigratorio avvalendosi di espressioni ingiuriose e diffamatorie che, sebbene ampiamente chiarite e giustificate in sede di udienza, di fatto mutano poco la realtà dei fatti e delle conseguenze che ne sono derivate; invero, in luogo di tali termini e locuzioni, avrebbe potuto parimenti trasmettere il messaggio voluto e mostrare il disappunto denunciato con espressioni di altro tenore peraltro utilizzate in differenti occasioni e vicende.
Le affermazioni pubblicate su Facebook, di fatto, si sono tradotte in uno sfogo gratuito ed immotivato, in una aggressione verbale tanto alla sfera professionale quanto a quella personale dei soggetti passivi coinvolti il cui tenore ha trasceso oltremodo i limiti di continenza imposti dal diritto di critica.
In tal senso è bene ricordare che l’art. 1 del Regolamento di Disciplina adottato dalla F.C.I. prevede, infatti, l'obbligo di tutti i tesserati della Federazione di osservare le norme federali, nonché di rispettare i doveri di lealtà e correttezza anche morale, nonché in divieto di esprimere giudizi e rilievi lesivi della reputazione, onore e decoro di persone o organismi operanti in ambito federale e di ledere direttamente o indirettamente il prestigio, la reputazione e la credibilità delle istituzioni federali nel loro complesso.
Alla luce di quanto sopra riportato, dunque, i fatti astrattamente costituenti illecito disciplinare devono, in concreto, ritenersi cristallizzati ed ampiamente provati.
Fermo restando quanto sopra, va poi sottolineato che l’integrazione dell’ipotesi di cui all’art. 1 comma 1 e 2 del Regolamento di Giustizia Federale non presuppone una condotta specifica e/o tipica risultando bastevole che il comportamento del soggetto agente si concretizzi in una mancanza di rispetto nei confronti degli organi istituzionali della Federazione. Ad integrare la fattispecie è, dunque, sufficiente che sia venuto meno quel dovere di lealtà e correttezza, anche morale, previsto dal Regolamento di Giustizia della F.C.I., che deve connotare i comportamenti di ciascun componente della Federazione Ciclistica Italiana.
Tali condotte non possono trovare giustificazione alcuna nel nostro ordinamento sportivo poiché poste in evidente contrasto con i doveri dei tesserati.
Da ultimo, occorre poi sottolineare come la tenuta di siffatti gravi comportamenti da parte di un navigato uomo di sport quale il Sig. Argentin, che dovrebbe proprio per questo assurgere al ruolo di guida ed esempio per tutti i praticanti questo sport, specie i più giovani, arriva a pochi mesi di distanza dalla duplice contestazione, evolutasi poi in due distinti provvedimenti di condanna, della medesima infrazione disciplinare. Trattasi, evidentemente, di una circostanza che dovrà essere valutata ai fini del giudizio circa la potenziale sussistenza di una recidiva ai sensi dell’art. 51 del Regolamento di Giustizia Federale e dalla quale non può che denotarsi una ormai acclarata serialità nella tenuta di certe condotte, intollerabili ed esecrabili, da parte del Sig. Argentin.
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Quanto al trattamento sanzionatorio, preso atto della richiesta del P.F.A., questo Tribunale ritiene che la parziale resipiscenza del deferito, le ampie giustificazioni del tenore letterale delle espressioni usate, le motivazioni e spiegazioni che lo hanno indotto istintivamente a esternare determinate espressioni, possano essere tenute in considerazione per una mitigazione della sanzione da applicare pur senza disapplicare la contestata recidiva che, di fatto, si appalesa in modo indiscutibile. Pertanto, il Tribunale ritiene equa l'applicazione della sanzione dell'inibizione per mesi 9, aumentata della metà per l'applicata recidiva a mesi 13 e giorni 15 e l'ammenda di € 2.000,00, aumentata della metà per l'applicata recidiva ad € 3.000,00.
Il Tribunale Federale I Sezione,
P.Q.M.
Commina al tesserato Argentin Moreno la sanzione dell'inibizione per anni 1, mesi 1 e giorni 15 e l'ammenda di € 3.000,00, con decorrenza dal 28 maggio 2025 e fino al 12 luglio 2026.
Giorni 10 (dieci) per il deposito delle motivazioni.
Il Presidente
Avv. Salvatore Minardi
Data pubblicazione: 24/09/2024