MAGLIA AZZURRA

    ROMA – Marco Velo, bresciano, 50 anni, un passato da corridore (campione italiano crono nel 1998), collaboratore tecnico e poi CT delle Nazionali crono, in occasione del Consiglio federale del 22 febbraio è stato nominato CT del donne strada, raccogliendo il testimone lasciato da Paolo Sangalli.

    – Marco per tanti anni sei stato riferimento per le cronometro, adesso la tua esperienza si sposta sulle prove in linea. Cosa significa per te questo passaggio.

    “Sicuramente devo ripartire da zero e calarmi nella parte. La cosa non mi spaventa anche se all’inizio ci dovrò lavorare parecchio. Una sfida che mi stimola ma allo stesso tempo sono sicuro di poter contare su atlete validissime e all’altezza delle prove che andremo ad affrontare.”

    – Erediti un grande impegno, visto che le aspettative sono alte. Facciamo il punto sulla situazione del ciclismo femminile in Italia.

    “Il nostro movimento ha raggiunto un livello altissimo e siamo un punto di riferimento internazionale, soprattutto come compattezza del gruppo. Sia ai mondiali che agli europei andremo con aspettative alte e son sicuro che, indipendentemente dal risultato, saremo protagonisti.”

    – Ci sono due ‘nodi’ non semplici nel ruolo che è stato di Paolo Sangalli e che adesso erediti: rapporti con le società e gestione delle atlete nel doppio impegno strada pista. Come pensi di scioglierli?

    “Nel ruolo ricoperto fino a ieri di responsabile delle crono ho avuto a che fare con atleti e atlete che avevano il doppio impegno strada-pista, pertanto conosco le problematiche e so come gestirle.

    Ho la fortuna di aver instaurato un rapporto tale con Sangalli che va al di là si quello di essere colleghi, sicuramente all’inizio mi darà un aiuto con consigli utili. Dovrò iniziare a conoscere le atlete, soprattutto le juniores e i loro tecnici di riferimento.

    Per quanto riguarda il doppio impegno strada-pista, con Diego Bragato siamo sulla stessa linea e pertanto vale anche con lui il principio della massima collaborazione. L’80% delle ragazze di interesse nazionale fa anche pista. Per me sarà più facile monitorarle in quanto abito a 10 minuti da Montichiari e avrò parecchie possibilità di vederle in azione.”

    – Guardiamo a questo 2025 e poi a tutto il quadriennio.

    “Per quanto riguarda il 2025 ovviamente puntiamo su mondiali ed europei che per tradizione e qualità del nostro movimento sono sempre obiettivi alla nostra portata. Per le Olimpiadi è ancora prematuro fare previsioni, visto che bisogna attendere quanto meno di conoscere su quali percorsi si faranno. Abbiamo atlete giovani e già molto competitive; sicuramente saranno pronte tra poco più di tre anni.”

    – Ai fini della selezione delle atlete, prevedi momenti fondamentali?

    “Di gare in Italia ed Europa ne abbiamo parecchie, saranno l’occasione per monitorare le atlete. In questo anno post olimpico, che è un momento di transizione, limiteremo le trasferte con la maglia azzurra ma ciò non significa che abbasseremo la nostra l’attenzione sugli appuntamenti fondamentali.”

    – Per la gestione del gruppo potrai contare su collaboratrici di grande livello. Come pensi di organizzare il lavoro.

    “Da quest’anno fanno parte dello staff della strada femminile Silvia Epis e Marta Bastianelli. Silvia conosce benissimo le categorie allievi e juniores. E’ molto preparata e appena ho proposto il suo nome al Presidente e al Team Manager non hanno avuto dubbi.

    Marta non ha bisogno di presentazioni, in questa prima fase sarà meno impegnata sul campo gare per l’imminente parto, ma poi sarà preziosa per me e per il gruppo. Entrambe sono altamente qualificate e saranno i miei occhi alle gare alle quali non potrò essere presente.”

    – Manca ancora qualcosa al ciclismo femminile per potersi considerare al livello dei professionisti?

    “Vedo veramente poche differenze con i colleghi maschi. Forse c’è ancora un gap per quanto riguarda il ciclismo giovanile. Bisognerà lavorare per farlo crescere.”

    – C’è un elemento di novità che pensi possa caratterizzarti in questo nuovo ruolo?

    “Credo che il dialogo e l’approccio diretto con ogni singola atleta farà la differenza. In questo mi aiuterà molto la nostra psicologa Elisabetta Borgia in un metodo di lavoro che stiamo portando avanti nelle nostre Nazionali da tempo. Di novità, da questo punto di vista, ve ne saranno poche.”

    Federciclismo

    Federazione Ciclistica Italiana





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    CT Strada femminile - Marco Velo: "Una sfida stimolante"

    ROMA - Marco Velo, bresciano, 50 anni, un passato da corridore (campione italiano crono nel 1998), collaboratore tecnico e poi CT delle Nazionali crono, in occasione del Consiglio federale del 22 febbraio è stato nominato CT del donne strada, raccogliendo il testimone lasciato da Paolo Sangalli.

    - Marco per tanti anni sei stato riferimento per le cronometro, adesso la tua esperienza si sposta sulle prove in linea. Cosa significa per te questo passaggio.

    “Sicuramente devo ripartire da zero e calarmi nella parte. La cosa non mi spaventa anche se all’inizio ci dovrò lavorare parecchio. Una sfida che mi stimola ma allo stesso tempo sono sicuro di poter contare su atlete validissime e all’altezza delle prove che andremo ad affrontare.”

    - Erediti un grande impegno, visto che le aspettative sono alte. Facciamo il punto sulla situazione del ciclismo femminile in Italia.

    “Il nostro movimento ha raggiunto un livello altissimo e siamo un punto di riferimento internazionale, soprattutto come compattezza del gruppo. Sia ai mondiali che agli europei andremo con aspettative alte e son sicuro che, indipendentemente dal risultato, saremo protagonisti.”

    - Ci sono due ‘nodi’ non semplici nel ruolo che è stato di Paolo Sangalli e che adesso erediti: rapporti con le società e gestione delle atlete nel doppio impegno strada pista. Come pensi di scioglierli?

    “Nel ruolo ricoperto fino a ieri di responsabile delle crono ho avuto a che fare con atleti e atlete che avevano il doppio impegno strada-pista, pertanto conosco le problematiche e so come gestirle.

    Ho la fortuna di aver instaurato un rapporto tale con Sangalli che va al di là si quello di essere colleghi, sicuramente all’inizio mi darà un aiuto con consigli utili. Dovrò iniziare a conoscere le atlete, soprattutto le juniores e i loro tecnici di riferimento.

    Per quanto riguarda il doppio impegno strada-pista, con Diego Bragato siamo sulla stessa linea e pertanto vale anche con lui il principio della massima collaborazione. L’80% delle ragazze di interesse nazionale fa anche pista. Per me sarà più facile monitorarle in quanto abito a 10 minuti da Montichiari e avrò parecchie possibilità di vederle in azione.”

    - Guardiamo a questo 2025 e poi a tutto il quadriennio.

    “Per quanto riguarda il 2025 ovviamente puntiamo su mondiali ed europei che per tradizione e qualità del nostro movimento sono sempre obiettivi alla nostra portata. Per le Olimpiadi è ancora prematuro fare previsioni, visto che bisogna attendere quanto meno di conoscere su quali percorsi si faranno. Abbiamo atlete giovani e già molto competitive; sicuramente saranno pronte tra poco più di tre anni.”

    - Ai fini della selezione delle atlete, prevedi momenti fondamentali?

    “Di gare in Italia ed Europa ne abbiamo parecchie, saranno l’occasione per monitorare le atlete. In questo anno post olimpico, che è un momento di transizione, limiteremo le trasferte con la maglia azzurra ma ciò non significa che abbasseremo la nostra l’attenzione sugli appuntamenti fondamentali.”

    - Per la gestione del gruppo potrai contare su collaboratrici di grande livello. Come pensi di organizzare il lavoro.

    “Da quest’anno fanno parte dello staff della strada femminile Silvia Epis e Marta Bastianelli. Silvia conosce benissimo le categorie allievi e juniores. E’ molto preparata e appena ho proposto il suo nome al Presidente e al Team Manager non hanno avuto dubbi.

    Marta non ha bisogno di presentazioni, in questa prima fase sarà meno impegnata sul campo gare per l’imminente parto, ma poi sarà preziosa per me e per il gruppo. Entrambe sono altamente qualificate e saranno i miei occhi alle gare alle quali non potrò essere presente.”

    - Manca ancora qualcosa al ciclismo femminile per potersi considerare al livello dei professionisti?

    “Vedo veramente poche differenze con i colleghi maschi. Forse c’è ancora un gap per quanto riguarda il ciclismo giovanile. Bisognerà lavorare per farlo crescere.”

    - C’è un elemento di novità che pensi possa caratterizzarti in questo nuovo ruolo?

    “Credo che il dialogo e l’approccio diretto con ogni singola atleta farà la differenza. In questo mi aiuterà molto la nostra psicologa Elisabetta Borgia in un metodo di lavoro che stiamo portando avanti nelle nostre Nazionali da tempo. Di novità, da questo punto di vista, ve ne saranno poche.”

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