L’atleta dell’Isola d’Elba regola allo sprint un gruppetto di sei corridori. Ancora un secondo posto per Lorenzo Rota, a lungo all’attacco, terzo Sbaragli.
Comano Terme (TN), 24 giugno 2023 – Lo avevano detto in tanti, quasi tutti: in un Campionato Italiano in linea come quello di Comano Terme 2023, impegnativo ma non impossibile, senza un favorito assoluto e con molti dei più attesi atleti in gara supportati da pochi effettivi, la sorpresa poteva essere dietro l’angolo. Sulla ruota di Comano è uscito il numero 17, alla faccia di chi dice che porti sfortuna: il numero di Simone Velasco, 27 anni e una carriera da promessa forse non pienamente mantenuta. Almeno fino ad oggi.
Non c’era il suo nome fra quelli dei papabili alla vigilia della rassegna tricolore in Trentino, ma ad onor del vero più di qualcuno aveva iniziato a includerlo nella rosa dopo la cronometro di giovedì a Sarche, nella quale aveva destato impressione chiudendo quarto, da non specialista, su un percorso impegnativo.
Certo, ripetersi sui 227 km e 3.730 metri di dislivello del percorso trentino era tutt’altro dire, e fino a 20 km dal termine sembrava che fosse un altro atleta del Team Astana-Qazaqstan, Simone Battistella, quello destinato a giocarsi una grossa chance tricolore sul traguardo di Comano Terme. Invece è stato a 15 km dall’arrivo che la corsa ha subito l’ennesimo ribaltamento in testa, quando su Filippo Magli (Green Project-Bardiani-CSF) e Battistella, rimasti all’inseguimento del solitario Lorenzo Rota (Intermarche-Circus-Wanty), si riportavano Velasco, Kristian Sbaragli, Davide Formolo e Matteo Trentin (UAE Team Emirates) e Filippo Baroncini (Trek-Segafredo).
A questi sette è toccato l’inseguimento del bergamasco dopo l’ultimo scollinamento sulla salita di Cavrasto, poi ripreso a 7 km dal traguardo. Con Battistella messo fuori gioco dai crampi e Baroncini da una foratura, il Tricolore è diventato un gioco a sei sul lungo rettilineo di Comano, incorniciato di appassionati che per tutto il giorno hanno affollato l’intero percorso sotto un sole caldo ma splendido, che ha illuminato ed esaltato il verde e i borghi di Comano e delle Giudicarie Esteriori negli oltre 90 minuti di diretta televisiva.
In uno sprint dopo 227 km quasi sempre vince chi ha più gambe: oggi, ce le aveva Simone Velasco. Secondo posto per Lorenzo Rota, che già l’anno scorso aveva occupato lo stesso gradino alle spalle di Filippo Zana, terzo Kristian Sbaragli.
“Quello di oggi era un percorso per corridori di fondo che sanno tenere duro su percorsi impegnativi,” ha spiegato il neo-Campione italiano, “nelle classiche delle Ardenne mi ero ben comportato e quindi avevo fiducia, ma il Tricolore è sempre un terno al lotto: si corre in modo diverso rispetto alle altre gare, e io difficilmente avevo avuto fortuna in passato in queste occasioni.” Dopo il traguardo, lacrime di gioia, tante, il pensiero per chi non c’è più, per Gino Mäder ed Umberto Inselvini, lo storico massaggiatore Astana scomparso improvvisamente all’inizio di quest’anno, e l’abbraccio alla sua Diletta, 8 mesi. “Questa maglia l’ho sognata una vita intera, vorrei cucirmela addosso. Averla conquistata davanti a Diletta e alla mia compagna Nadia è qualcosa di più.”
Nato a Bologna, ma elbano di formazione e nell’anima, una crescita ciclistica divisa fra strada, ciclocross e Mountain Bike, l’altra passione di Velasco sono i mezzi d’epoca, fra due e quattro ruote: “Ho anche una 50 Special, con cui giro sui colli bolognesi come canta Cremonini… ma adesso penso all’Elba, a qualche giorno di mare prima dell’altura. Dopo? Prima la Spagna poi… il Mondiale? Chissà…”
Quinto posto di giornata per Matteo Trentin, infuriato per l’occasione persa sul traguardo di casa. Filippo Ganna (INEOS-Grenadiers), undicesimo, ha regolato un gruppetto che comprendeva anche il corridore più atteso su questo percorso, Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), solo quattordicesimo. Sperava in un’altra festa dopo quella delle nozze, proverà a rifarsi al Tour.
LA CRONACA DI GARA
In tanti avevano anticipato una corsa difficile da interpretare e da controllare, con molti dei favoriti in grado di fare affidamento su pochi compagni di squadra: dopo un avvio molto veloce, otto uomini – Maestri e Pierobon (Eolo Kometa), Tarozzi, L. Colnaghi e Magli (Green Project), Amella e Zambelli (Team Corratec), Ansaloni (Technipes) e A. Colnaghi (ONEC Team Parma) – sono riusciti ad avere un po’ di libertà dal gruppo solo dopo 35 km, ma il loro vantaggio ha superato solo di poco i tre minuti, sotto il controllo di Jacopo Mosca (Trek-Segafredo) e del Team Astana-Qazaqstan.
Successivamente, la situazione al comando si è spesso rimescolata, fra il cedimento di atleti di testa nei primi passaggi sulla salita di Cavrasto e il rientro di uomini da dietro, come Zoccarato (Green Project), Mattia Bais (Eolo-Kometa) e Rota (Intermarche-Circus-Wanty), ma è stato l’attacco dal gruppo di Samuele Battistella (Astana-Qazaqstan) nel corso del quinto dei nove giri del circuito finale ad accendere la fase decisiva di corsa.
Ai 60 km dal termine, la corsa vedeva in testa i soli Battistella, Zoccarato, Magli e Rota, con il gruppo tirato dalla INEOS-Grenadiers all’inseguimento con appena 1.15 di ritardo.
Alle spalle dei quattro è partita un’altra azione importante, con protagonisti Baroncini (Trek-Segafredo), Sobrero (Jayco-Alula) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates), spinto dal tifo di casa, ma i tre hanno faticato ad avvicinarsi ai battistrada fino alle battute finali.
Negli ultimi giri Zoccarato non è riuscito a tenere le ruote dei primi, mentre Sobrero era sostituito da Sbaragli all’inseguimento. Ai -15 è stato Rota ad attaccare con decisione, e sembrava l’azione buona, con Magli e Battistella sulle gambe e ripresi poco dopo da Velasco, Formolo, usciti dal gruppo proprio in quella fase, e gli altri inseguitori. “Memento Audere Semper, ce l’ho scritto sulla pelle,” racconta Velasco. “Martinelli sul percorso mi incitava ad attaccare, io stavolta ho temporeggiato più del solito, ma poi ho preso il coraggio a due mani, anche se non ero sicuro potessimo riaprire la corsa. Stavolta ho avuto ragione io.”
Proprio il lavoro della coppia UAE ha contribuito a riportare indietro il bergamasco e rimettere tutto in gioco sulle battute finali. Fino all’ultimo sprint, con Velasco lanciato tutto sulla destra, spedito, senza guardarsi indietro. Come su una 50 Special.