Da corridore ha vinto tricolori su pista e tre Sei Giorni ed ha fatto parte del quartetto dell’inseguimento primatista mondiale. Da tecnico ha portato i suoi ragazzi ad essere i primi al mondo a fare 4 minuti netti nell’inseguimento a squadre
“Non cancello nessun giorno della mia vita: i giorni belli mi hanno dato la felicità , quelli brutti mi hanno dato l’esperienza e i peggiori mi hanno insegnato a vivere”. Sono parole di Sandro Callari, Premio Guido Rizzetto 2022. Da corridore ha vinto tricolori su pista e tre Sei Giorni ed ha fatto parte del quartetto dell’inseguimento primatista mondiale. Da tecnico ha portato i suoi ragazzi ad essere i primi al mondo a fare 4 minuti netti nell’inseguimento a squadre e, prima di Elia Viviani, Pippo Ganna e compagnia, erano stati gli ultimi ad aver vinto titoli mondiali (1996, 1997, 1998) e medaglie olimpiche (1996, 2000, solo per citare i risultati più significativi. Un paio d’anni fa, scrisse: “Sono sopravvissuto a quattro presidenti nazionali e a tre segretari generali, non sono sopravvissuto alle cattiverie di alcuni soggetti ai quali ho dato molto. Non importa, era importante fare bene il mio lavoro. E io ho fatto bene il mio lavoro”.
Sandro Callari, nella serata della consegna del riconoscimento, istituito nel 2003 dalla redazione sportiva de L’Arena e dal Gs Cadidavid nel perenne ricordo di un maestro di ciclismo e giornalismo, non rinuncia a parole chiare e forti sulla situazione della pista italiana. “Viene snobbata – afferma – perché c’è una categoria di direttori sportivi che non amano la pista, perché per loro portare i ragazzi nel velodromo è perdere giorni di lavoro, dimenticando che tutti i migliori atleti vengono dalla pista o dal ciclocross”. In un periodo in cui “è sempre più difficile che una mamma affidi il suo ragazzo ad una società per l’attività su strada, diventa fondamentale avere ciclodromi e impianti dove pedalare in tutta sicurezza”. E mette il dito sulla piaga, ricordando che “nel 1985, in occasione dei Mondiali su pista a Bassano, il presidente Omini mise la prima piena per la costruzione di un nuovo velodromo a Treviso”. Ebbene “quel pieron è ancora là ”. La piaga aggiornata al 2022 è data “dal velodromo di Spresiano, dove lavori assegnati e avviati sono stati interrotti”. “Il velodromo di Montichiari non basta, non è sufficiente, avremmo bisogno di quello di Spresiano, mentre per quello di Firenze si è bloccato tutto”, avverte Callari. Precisa che è lungi da lui qualsiasi cattiveria, ma sostiene con forza: “La Federciclismo deve essere incisiva negli ambienti che assegnano i fondi. Abbiamo bisogno di almeno due-tre velodromi, al Nord, al Centro, al Sud dove andare in bici in sicurezza. Abbiamo, purtroppo, una Federazione cieca perché non capisce le esigenze. Noi abbiamo bisogno di strutture”.
E’ il professor Giuseppe Degani a ricordare Guido Rizzetto e le motivazioni del Premio che va a chi si è impegnato nella promozione del ciclismo e Callari è tra questi, come i suoi predecessori nell’albo d’oro Paola Pezzo, Elia Viviani, Giovanni Rana, Francesco Moser, Davide Cassani, Marco Villa. Il direttore de L’Arena, Massimo Mamoli, sottolinea come “la memoria di persone che hanno creato qualcosa, nel giornalismo e nello sport, ci aiuti a capire che quello che siamo adesso, lo dobbiamo anche a loro”. Tocca a lui ed a Giovanni Rana consegnare il Premio Rizzetto ad un commosso Callari, tecnico che, tra l’altro, “battezzò” l’Elia Viviani alle prime esperienze in azzurro a Gand 2006, “già allora professionista serio, persona di grande umiltà e molto intelligente”.
La serata al ristorante Gusto di Emiliano Oliosi, onorato dalla presenza del sindaco di Castel d’Azzano Antonello Panuccio che ricorda “la recente scomparsa di Graziano Mazzi” e sottolinea quanto “le iniziative di Battista Cailotto qualifichino il nostro territorio”, è ciclismo a tutto tondo. Giovanni Rana è “felice del successo avuto nell’abbinare i nostri prodotti al Giro d’Italia, superiore ad ogni nostra previsione”, Nicolò Mion di aver “abbinato il nome Eurospin alla maglia bianca di miglior giovane nella corsa rosa”, Edoardo Affini di “aver disputato un buon Giro, che come squadra abbiamo dovuto reinventare strada facendo”, ora deciso “a preparare al meglio il campionato italiano a cronometro del 22 giugno in Friuli” e, magari, a “meritare una maglia azzurra per il Mondiale in Australia”.
Renzo Puliero
foto Remo Mosna