Una stagione ancora una volta ricca di soddisfazione per le Nazionali azzurre di ciclismo: 9 medaglie complessive, di cui 4 ori (tre titoli continentali e un mondiale), 1 argento e 4 bronzi
Giro d’Onore, come nelle migliori tradizioni del ciclismo, anche per i campioni del settore strada che, nonostante la pandemia, è riuscito a celebrare, a livello internazionale, i Campionati Mondiali e Continentali, oltre ai tre Grandi Giri e tutte le Classiche monumento.
Una stagione ancora una volta ricca di soddisfazione per le Nazionali azzurre di ciclismo, in grado di ottenere metalli di peso specifico rilevante, addirittura storico, nel caso dell’oro di Filippo Ganna nel mondiale a cronometro. Il racconto non può che partire dai numeri: 9 medaglie complessive, di cui 4 ori (tre titoli continentali e un mondiale), 1 argento e 4 bronzi. Nel caleidoscopio di emozioni del 2020 estraiamo tre fotografie che meritano una narrazione particolare.
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Il secondo scatto fotografico lo dedichiamo a Elisa Longo Borghini che in questa stagione ha costruito, con le sue imprese, una narrazione degna di Melville: eroina senza paura che combatte, sola, contro elementi impossibili; nel caso non una balena bianca, ma una corazzata orange. Le olandesi da tempo scrivono la storia del ciclismo su strada. Nel 2020 l’unica atleta in grado di contrastarle, metterle in difficoltà, incutere paura, e per questo aizzare anche una reazione ancora più veemente, è stata la nostra campionessa.
Appena ritornata alle gare, dopo la fine del primo lockdown, Elisa ebbe a dire: “In questi giorni difficili molte persone hanno fatto più del loro dovere per salvare vite. Mentre mi allenavo in solitaria mi sono chiesta, cosa possiamo fare noi atleti? L’unica risposta è stata quella di regalare un po’ di emozioni e sorrisi una volta tornati a correre.” Il suo duello con la Van Vleuten nei chilometri finali dell’Europeo di Plouay è, concedetecelo, una delle pagine più belle del ciclismo femminile degli ultimi anni. I suoi scatti continui hanno fatto male anche ad una campionessa del calibro di Annemiek che in alcuni momenti ha dato l’impressione di resistere solo in virtù del suo orgoglio.
La medaglia di bronzo conquistata poi sul traguardo di Imola ha assunto contorni ancora più epici nella sua lotta personale contro le Olandesi: ai primi posti e dietro di lei soltanto maglie arancioni.
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Il terzo flash è dedicato a Filippo Ganna. Sotto il traguardo di Imola l’abbraccio tra Filippo e il suo capitano, campione del mondo uscente, Rohan Dennis ha avuto un valore simbolico di straordinaria sintesi. In quel momento Filippo è entrato in una consapevolezza sportiva differente, in grado di catapultarlo, di lì a pochi giorni, in maglia rosa e a dominare le successive crono del Giro. Ma l’ha spinto anche nella tappa di Camigliatello, lasciando intravedere in lontananza quelle che sono le sue reali potenzialità. Filippo ha la possibilità di entrare nella storia di questo sport in maniera definitiva e indelebile. Se dovesse, infatti, abbattere il muro dei 4’ nell’inseguimento individuale e segnare il nuovo record dell’ora, oltre ai già quattro titoli mondiali dell’inseguimento e lo storico (per l’Italia) titolo mondiale a cronometro, difficilmente in futuro si potrà trovare in futuro un campione simile.
A questi tre “giganti” del nostro ciclismo, che hanno impreziosito una stagione difficile, vogliamo aggiungere anche una quarta giovanissima campionessa che però ha già fatto capire le sue grandi potenzialità: Elisa Balsamo, campionessa europea strada in Francia e poi protagonista anche sui tondini della pista. Elisa è forse il talento più cristallino dei tanti scovati e cesellati con acume e capacità da Dino Salvoldi. Dopo una stagione di assestamento, la piemontese quest’anno ci sembra sia sbocciata con prepotenza, allungando la striscia di titoli che ha iniziato a raccogliere già da juniores. E a proposito di juniores ci piace ricordare le due medaglie di categoria agli Europei in Bretagna: l’oro di Eleonora Gasparrini e il bronzo di Lorenzo Milesi nella cronometro.
La Bretagna ha tenuto a battesimo anche la nascente specialità del Mixed Team Relay che, stante le direttrici imposte anche dal CIO riguardo le prove miste alle Olimpiadi, potrebbe diventare una delle medaglie più importanti in futuro. Anche in questo caso ci siamo fatti trovare pronti, salendo sul podio in un esercizio che prevede l’impiego di ben 6 specialisti e che quindi premia non solo il singolo atleta ma un intero movimento. Il bronzo è giunto grazie a Vittoria Bussi, Elena Cecchini, Vittoria Guazzini, Liam Bertazzo, Edoardo Affini e Davide Plebani
AU
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