Pierpaolo Addesi, 48 anni e già commissario tecnico della Nazionale di paraciclismo su strada, da quest’anno assumerà anche la responsabilità della pista, vestendo un doppio ruolo alla guida del movimento. Ex atleta paralimpico fino a Tokyo 2020, due anni fa ha preso in mano il gruppo strada con determinazione, portandolo a confermarsi ai vertici internazionali. Sotto la sua guida, il paraciclismo italiano ha continuato a vincere, avviando anche un ricambio generazionale che ha già visto emergere giovani talenti. Con questa nuova sfida, Addesi punta a rafforzare ulteriormente la sinergia tra strada e pista, con lo sguardo rivolto a Los Angeles 2028.
Con questa nuova responsabilità che include anche la pista, quali sono gli obiettivi principali del quadriennio?
È un grande onore e un’opportunità importante. Unificare la gestione di strada e pista ci permetterà di lavorare con maggiore sinergia, ottimizzando la programmazione di allenamenti, ritiri ed eventi. Questo è fondamentale, perché molti atleti competono in entrambe le discipline. L’obiettivo principale è costruire una squadra competitiva in vista di Los Angeles 2028. La gestione integrata eviterà sovrapposizioni e dispersioni, permettendo una pianificazione più efficace e coordinata. In passato, con due gestioni separate, potevano sorgere difficoltà nel bilanciare gli impegni; ora, invece, avremo una visione unitaria che ci consentirà di massimizzare il rendimento degli atleti.
Stai cercando di dare continuità al lavoro fatto negli anni scorsi o si tratta di un nuovo ciclo per il paraciclismo italiano?
Il percorso di rinnovamento è già iniziato nel 2023 con l’inserimento di giovani talenti, e la Paralimpiade di Parigi ha rappresentato un importante passaggio generazionale. I risultati ottenuti confermano che la strada intrapresa è quella giusta. Non vogliamo interrompere il lavoro precedente, ma piuttosto consolidarlo e renderlo sostenibile. Il ricambio generazionale è fondamentale per mantenere alti i livelli, ma per farlo è necessario reclutare e far crescere nuovi atleti, in particolare nel settore ciclistico, dove prima avevamo una carenza di presenze internazionali. La nostra priorità è garantire che la squadra resti competitiva nel lungo periodo, con un flusso continuo di nuovi talenti che possano contribuire al successo.
La strada ha una lunga tradizione di successi, con un ricambio generazionale già completato e atleti giovani ma già affermati. Su pista, dopo anni di assenza, le medaglie d’oro di Rio e il recente bronzo del tandem a Parigi sono state l’ultima conferma che l’Italia è tornata ai vertici anche in questa disciplina. Quali strategie adotterai per dare continuità a questa ripartenza e rendere il settore pista sempre più competitivo?
Su strada abbiamo una tradizione vincente, ma il paraciclismo si è evoluto: oggi è un’attività professionistica a tutti gli effetti. Gli atleti di vertice si allenano a tempo pieno o hanno lavori che permettono loro una preparazione costante. L’Italia si sta adeguando a questo cambiamento, e l’ingresso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari rappresenta un passo avanti fondamentale.
Sulla pista siamo ripartiti dopo anni di assenza e abbiamo già ottenuto risultati importanti. Ora l’obiettivo è dare continuità a questi successi, facendo scelte mirate per migliorare le prestazioni, anche se questo comporta decisioni difficili. Il nostro focus sarà sulle discipline olimpiche, perché sono quelle che permetteranno di vincere medaglie a Los Angeles.
Quali saranno gli appuntamenti principali della stagione e come vi preparerete?
Quest’anno non ci sono punti in palio per le Paralimpiadi, ma i Mondiali assegneranno slot per la prossima rassegna iridata, quindi sarà essenziale arrivarci al massimo della forma. A maggio parteciperemo alle Coppe del Mondo di Ostenda e Maniago, dove puntiamo a essere protagonisti. A fine agosto ci saranno i Mondiali su strada, mentre per la pista l’evento più importante sarà a ottobre con i Mondiali di Rio.
Lo staff tecnico è stato rivoluzionato con gli ingressi di Masotti, Masini e Plebani. Che contributo ti aspetti da loro?
Ho scelto di rinnovare lo staff per gestire al meglio il doppio incarico. Fabio Masotti sarà il riferimento per la pista, lavorando a stretto contatto con il team performance e i preparatori personali degli atleti. In caso di sovrapposizioni di impegni, sarà lui a sostituirmi. Giancarlo Masini avrà un ruolo chiave nel reclutamento, soprattutto nelle categorie in cui dobbiamo crescere. Davide Plebani, con la sua esperienza, supporterà sia la strada che la pista, in particolare il gruppo tandem.
Come lavorerai sul reclutamento di nuovi atleti? Ci sono progetti specifici?
Mi sono ispirato al modello francese, che ha portato grandi risultati dopo Rio 2016. Stiamo cercando giovani talenti tra dilettanti, juniores e allievi, perché spesso chi ha lievi disabilità non sa di poter competere nel paraciclismo. Le società stanno facendo un ottimo lavoro nell’individuare nuovi atleti, e il Comitato Paralimpico, con i suoi campus multidisciplinari, rappresenta un’opportunità preziosa per scoprire nuovi talenti. Sono operazioni che non portano risultati immediati, ma si tratta di un investimento indispensabile per garantire continuità e crescita al movimento.
Quale segno vuoi lasciare nel paraciclismo italiano?
Ringrazio per la fiducia che mi è stata data in questo doppio incarico. Sono in questo mondo da vent’anni e voglio continuare a dare il massimo. Per ottenere risultati, è fondamentale creare un ambiente sereno, in cui gli atleti possano allenarsi e gareggiare con tranquillità. Un gruppo affiatato e ben organizzato è la chiave del successo. Vogliamo arrivare a Los Angeles 2028 con una Nazionale forte e competitiva, pronta a conquistare il maggior numero possibile di medaglie”.