Con il Giro di Lombardia termina la carriera agonistica di uno dei più grandi ciclisti italiani, in grado di competere, con le sue imprese, con campioni del calibro di Gimondi, Merckx e Hinault. I ringraziamenti del presidente Dagnoni a nome di tutto il movimento.
Tagliato il traguardo del Giro di Lombardia, Vincenzo Nibali ufficialmente chiuderà la sua carriera di corridore per volgere lo sguardo verso altri e diversi obiettivi. Il ciclismo italiano e tutto il mondo dello sport non possono che alzarsi in piedi e dedicare una sentita, profonda e commossa standing ovation all’uomo che ha tenuto in alto i colori dell’Italia del ciclismo negli ultimi venti anni.
I record di Nibali sono di quelli pesanti, sufficienti a delineare il profilo di uno dei più forti di sempre, sicuramente il punto di riferimento per i corridori della sua generazione. Non li elenchiamo tutti, così come le sue innumerevoli vittorie, ma solo uno, quello crediamo in grado di fornire la dimensione universale di questo straordinario atleta. Lui, insieme a Merckx, Hinault e Gimondi, è l’unico nella storia del ciclismo ad aver vinto i tre Grandi Giri ed due classiche monumento.
Con queste imprese Vincenzo Nibali è stato il corridore che ha riportato il ciclismo ad una dimensione ‘umana’, spogliandolo delle esasperazioni e specializzazioni che avevano contraddistinto gli anni ’90 e i primi decenni del 2000, quando si parlava di corridori da ‘corse a tappe’ e ‘corridori da classiche’, quando i big scendevano in campo a luglio, per il Tour, quando la stagione di un corridore durava soltanto 40 giorni.
Vincenzo Nibali, con il suo modo di correre, fatto di coraggio e fantasia, ha cancellato tutto questo, cogliendo, garibaldino, una Milano Sanremo in barba a tutti i pronostici, vincendo un Giro d’Italia con una rimonta impossibile, conquistando un Tour a quasi venti anni di distanza dall’impresa di Pantani, portando a casa due Giri di Lombardia volando in discesa più che in salita. Correndo, soprattutto, dalla primavera all’autunno con lo stesso entusiasmo che l’aveva portato, ancora giovanissimo, a lasciare la sua Sicilia seguire il suo sogno. Sulla sua scia, e grazie al suo esempio, sono cresciuti i vari Pogacar e Van der Poel, Van Aert e Evenepoel: campioni che non si risparmiano nelle classiche come nelle corse a tappe e infiammano la fantasia dei tifosi di tutto il mondo con le loro imprese.
Un capitolo importante della carriera di Vincenzo è stato il rapporto con la maglia azzurra, che ha sempre onorato con profonda abnegazione. Sin da quando, da juniores e poi U23 ha conquistato le medaglie di bronzo ai mondiali di Zolder (2002) e Verona (2004). Un rapporto che non si è mai interrotto, quello con la Nazionale, nonostante non sia mai arrivata la vittoria, forse l’unica che manca al suo fantastico palmares. Ci è andato vicino a Firenze, nel 2013, con un quarto posto ricco di rimpianti per la caduta, il recupero e la tattica ‘suicida’ degli spagnoli. Forse il rammarico maggiore è legato al Mondiale di Innsbruck, nel 2018, l’anno del successo alla Sanremo. In una stagione in cui sembrava volare, l’assurdo incidente al Tour lo metteva fuorigioco per il resto della stagione, compreso un mondiale che appariva tagliato per le sue caratteristiche. Che dire poi della caduta alle Olimpiadi di Rio, mentre era lanciato verso un possibile successo, al termine di un perfetto gioco di squadra?
Nonostante le cadute, gli incidenti, i contrattempi, gli impedimenti della sorte, Vincenzo non ha mai mostrato rassegnazione o maledetto la sorte. E’ sempre ripartito con nuovo slancio e forte determinazione. Fino alla vittoria, l’ultima, lo scorso anno nella sua Sicilia, in quello che è sembrato un ritorno a casa dopo tanto girare.
In questa stagione ha annunciato, poco prima della partenza della corsa rosa, che sarebbe stata l’ultima. L’ha interpretata come un grande tour per salutare amici e tifosi, numerosi e appassionati, com’è giusto che sia per un corridore che rimarrà negli annali non solo per le sue indubbie doti tecniche di scalatore e passista veloce, ma soprattutto per le qualità umane: coraggio, umiltà, umanità e professionalità nell’interpretare il ruolo. Un esempio, anche in questo, per tanti giovani che si affacciano adesso al mondo dello sport.
‘A nome di tutto il movimento ciclistico italiano e della grande famiglia della Federazione Ciclistica Italiana – ha detto il presidente Dagnoni – ringrazio Vincenzo Nibali per le tante emozioni che ci ha regalato, per l’esempio che ha dato quando ha vestito la Maglia azzurra e tutte le volte che è stato in grado di recuperare dalle tante cadute che fanno parte del nostro sport e della vita. La sua parabola sportiva è stata una grande ed entusiasmante avventura, che ha portato lustro al ciclismo e allo sport italiano nel mondo e che conserveremo nel nostro cuore di sportivi, per sempre. Adesso per lui comincia una nuova vita e pertanto gli auguro a nome di tutto il movimento le migliori fortune e gli rivolgo un sentito in bocca al lupo.”
Antonio Ungaro