Riceviamo e pubblichiamo il lavoro della classe III E del Liceo Pertini di Genova che, nell’anno scolastico corrente, ha realizzato un’inchiesta tramite questionario rivolta agli studenti del proprio istituto concentrata su vari aspetti legati alla bicicletta

La bicicletta è gioia, divertimento e libera, anche per la generazione Z, ovvero quella nata dopo il 2000 e che spesso la narrazione comune vuole impegnata solo in attività social. E' quanto emerge da un bel lavoro del prof. Giulio Tortello, insegnante di Scienze Umane presso il Liceo "Pertini" di Genova, e della sua classe, la III E, frutto di un'inchiesta tramite questionario rivolta agli studenti del proprio istituto concentrata su vari aspetti legati alla bicicletta, quali l'apprendere ad andare in bici come rito di passaggio, la mobilità urbana e altri temi correlati.

In uno spaccato forse ristretto ma a nostro avviso rappresentativo dei ragazzi di oggi si leggono storie a tratti commoventi di come tanti giovani hanno imparato ad andare in bici. Storie comuni a tutti noi, per certi versi uguali a quelle delle generazioni precedenti ma straordinariamente uniche per ognuno che l'ha vissute. Storie, soprattutto, indimenticabili, forse uno dei ricordi più nitidi della nostra infanzia.

Il lavoro, che pubblichiamo su richiesta dello stesso professor Tortello, si conclude poi con una sintesti statistica degli elementi emersi da questi racconti, che spiega bene cosa rappresenta ancora la bicicletta per i ragazzi: divertimento (per la stragrande maggioranza degli intervistati), il regalo più atteso e desiderato, il rito di passaggio verso l'indipendenza. Un rito in cui il padre e la madre sono i principali protagonisti ma registra una presenza significativa anche del nonno, figura che appare deputata, dopo i genitori, ad insegnare ai ragazzi come esplorare il mondo in sella ad una bici.

Insomma un lavoro interessante e affascinante che a nostro avviso merita di essere valorizzato, per la passione dei ragazzi della III E e dei professori che l'hanno realizzato.

Il lavoropuò essere letto a questo LINK


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"Io e la bici", la Generazione Z si racconta

Riceviamo e pubblichiamo il lavoro della classe III E del Liceo Pertini di Genova che, nell'anno scolastico corrente, ha realizzato un'inchiesta tramite questionario rivolta agli studenti del proprio istituto concentrata su vari aspetti legati alla bicicletta

La bicicletta è gioia, divertimento e libera, anche per la generazione Z, ovvero quella nata dopo il 2000 e che spesso la narrazione comune vuole impegnata solo in attività social. E' quanto emerge da un bel lavoro del prof. Giulio Tortello, insegnante di Scienze Umane presso il Liceo "Pertini" di Genova, e della sua classe, la III E, frutto di un'inchiesta tramite questionario rivolta agli studenti del proprio istituto concentrata su vari aspetti legati alla bicicletta, quali l'apprendere ad andare in bici come rito di passaggio, la mobilità urbana e altri temi correlati.

In uno spaccato forse ristretto ma a nostro avviso rappresentativo dei ragazzi di oggi si leggono storie a tratti commoventi di come tanti giovani hanno imparato ad andare in bici. Storie comuni a tutti noi, per certi versi uguali a quelle delle generazioni precedenti ma straordinariamente uniche per ognuno che l'ha vissute. Storie, soprattutto, indimenticabili, forse uno dei ricordi più nitidi della nostra infanzia.

Il lavoro, che pubblichiamo su richiesta dello stesso professor Tortello, si conclude poi con una sintesti statistica degli elementi emersi da questi racconti, che spiega bene cosa rappresenta ancora la bicicletta per i ragazzi: divertimento (per la stragrande maggioranza degli intervistati), il regalo più atteso e desiderato, il rito di passaggio verso l'indipendenza. Un rito in cui il padre e la madre sono i principali protagonisti ma registra una presenza significativa anche del nonno, figura che appare deputata, dopo i genitori, ad insegnare ai ragazzi come esplorare il mondo in sella ad una bici.

Insomma un lavoro interessante e affascinante che a nostro avviso merita di essere valorizzato, per la passione dei ragazzi della III E e dei professori che l'hanno realizzato.

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"Io e la bici", la Generazione Z si racconta

Riceviamo e pubblichiamo il lavoro della classe III E del Liceo Pertini di Genova che, nell'anno scolastico corrente, ha realizzato un'inchiesta tramite questionario rivolta agli studenti del proprio istituto concentrata su vari aspetti legati alla bicicletta

La bicicletta è gioia, divertimento e libera, anche per la generazione Z, ovvero quella nata dopo il 2000 e che spesso la narrazione comune vuole impegnata solo in attività social. E' quanto emerge da un bel lavoro del prof. Giulio Tortello, insegnante di Scienze Umane presso il Liceo "Pertini" di Genova, e della sua classe, la III E, frutto di un'inchiesta tramite questionario rivolta agli studenti del proprio istituto concentrata su vari aspetti legati alla bicicletta, quali l'apprendere ad andare in bici come rito di passaggio, la mobilità urbana e altri temi correlati.

In uno spaccato forse ristretto ma a nostro avviso rappresentativo dei ragazzi di oggi si leggono storie a tratti commoventi di come tanti giovani hanno imparato ad andare in bici. Storie comuni a tutti noi, per certi versi uguali a quelle delle generazioni precedenti ma straordinariamente uniche per ognuno che l'ha vissute. Storie, soprattutto, indimenticabili, forse uno dei ricordi più nitidi della nostra infanzia.

Il lavoro, che pubblichiamo su richiesta dello stesso professor Tortello, si conclude poi con una sintesti statistica degli elementi emersi da questi racconti, che spiega bene cosa rappresenta ancora la bicicletta per i ragazzi: divertimento (per la stragrande maggioranza degli intervistati), il regalo più atteso e desiderato, il rito di passaggio verso l'indipendenza. Un rito in cui il padre e la madre sono i principali protagonisti ma registra una presenza significativa anche del nonno, figura che appare deputata, dopo i genitori, ad insegnare ai ragazzi come esplorare il mondo in sella ad una bici.

Insomma un lavoro interessante e affascinante che a nostro avviso merita di essere valorizzato, per la passione dei ragazzi della III E e dei professori che l'hanno realizzato.

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