Il 13 gennaio 2020 il Pirata avrebbe compiuto 50 anni e nonostante sia scomparso ormai da sedici anni continua a conservare un posto privilegiato nel cuore dei tanti appassionati di ciclismo e degli sportivi di tutte le generazioni.

Marco Pantani oggi, 13 gennaio 2020, avrebbe compiuto 50 anni. Anche se la sua carriera sportiva si è interrotta troppo presto, nei suoi pochi anni di professionismo (undici, dal 1992 al 2003), ha scritto pagine indelebili nella storia del nostro sport. Soprattutto nel cuore degli appassionati ed anche di chi il ciclismo lo segue saltuariamente.

Il 15 settembre, neanche 4 mesi fa, abbiamo celebrato i 100 anni della nascita di Fausto Coppi, adesso i 50 di Marco Pantani. In uno dei tanti scherzi della storia, si rincorrono date simbolo per i soli due ciclisti italiani in grado di vincere, nelle stesso anno, Giro e Tour. Il che conferma la regola che certi personaggi nascono una generazione alla volta. Nel caso di Coppi e Pantani il salto generazionale è stato doppio, a dimostrazione dell’eccezionalità del loro talento. Diversi in tante cose, hanno però alcuni elementi in comune, non solo l’accoppiata Giro/Tour: una vita breve ed intensa, un velo di malinconia che ha attraversato la loro esistenza, una profonda umanità, l’amore incondizionato e imperituro dei propri tifosi.

Da quando, il 14 febbraio del 2004, il Pirata è scomparso in molti hanno provato a spiegare il motivo di questa passione. Si sono scritti libri, articoli, canzoni, opere teatrali; in alcuni casi per indagare su una scomparsa tragica, in altri per esaltarne le imprese sportive, le cadute e le risalite, in altre per disegnare un carattere di un uomo non comune.

Nella vita di ognuno di noi ci sono eventi che restano e che raccontiamo partendo dalle persone che avevamo vicino o dai luoghi in cui ci trovavamo quando sono accaduti. E’ così per il 20 luglio 1969 (sbarco sulla luna), per l’11 settembre del 2001 (attacco alle torri gemelle) o per il 9 luglio del 2006 (finale Italia Francia ai Mondiali). Ed è così anche per quattro date legate a Marco: il 4 giugno 1998, il 27 luglio dello stesso anno, il 5 giugno del 1999 e il 14 febbraio del 2004.

Ogni appassionato di ciclismo si ricorderà perfettamente cosa era intento a fare (e con chi) il giorno in cui Marco Pantani staccò Tonkov a Montecampione (era un giovedì); quello in cui, sotto una pioggia incessante, scattò sul Galibier volando verso il Tour (era un lunedì); il sabato mattina in cui arrivò la notizia da Madonna di Campiglio; il triste sabato di san Valentino in cui fummo informati della sua fine.

Giorni che non sono uguali agli altri; che nessuno ha dimenticato, nella gioia e nella tristezza. Eventi che hanno accompagnato i nostri anni, la nostra storia, i ricordi personali di oguno di noi.

Forse è anche questo che rende Marco Pantani ancora molto amato ed è giusto ricordarlo. (AU)


Federciclismo

Federazione Ciclistica Italiana





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I 50 anni di Marco Pantani

Il 13 gennaio 2020 il Pirata avrebbe compiuto 50 anni e nonostante sia scomparso ormai da sedici anni continua a conservare un posto privilegiato nel cuore dei tanti appassionati di ciclismo e degli sportivi di tutte le generazioni.

Il 13 gennaio 2020 il Pirata avrebbe compiuto 50 anni e nonostante sia scomparso ormai da sedici anni continua a conservare un posto privilegiato nel cuore dei tanti appassionati di ciclismo e degli sportivi di tutte le generazioni.

Marco Pantani oggi, 13 gennaio 2020, avrebbe compiuto 50 anni. Anche se la sua carriera sportiva si è interrotta troppo presto, nei suoi pochi anni di professionismo (undici, dal 1992 al 2003), ha scritto pagine indelebili nella storia del nostro sport. Soprattutto nel cuore degli appassionati ed anche di chi il ciclismo lo segue saltuariamente.

Il 15 settembre, neanche 4 mesi fa, abbiamo celebrato i 100 anni della nascita di Fausto Coppi, adesso i 50 di Marco Pantani. In uno dei tanti scherzi della storia, si rincorrono date simbolo per i soli due ciclisti italiani in grado di vincere, nelle stesso anno, Giro e Tour. Il che conferma la regola che certi personaggi nascono una generazione alla volta. Nel caso di Coppi e Pantani il salto generazionale è stato doppio, a dimostrazione dell’eccezionalità del loro talento. Diversi in tante cose, hanno però alcuni elementi in comune, non solo l’accoppiata Giro/Tour: una vita breve ed intensa, un velo di malinconia che ha attraversato la loro esistenza, una profonda umanità, l’amore incondizionato e imperituro dei propri tifosi.

Da quando, il 14 febbraio del 2004, il Pirata è scomparso in molti hanno provato a spiegare il motivo di questa passione. Si sono scritti libri, articoli, canzoni, opere teatrali; in alcuni casi per indagare su una scomparsa tragica, in altri per esaltarne le imprese sportive, le cadute e le risalite, in altre per disegnare un carattere di un uomo non comune.

Nella vita di ognuno di noi ci sono eventi che restano e che raccontiamo partendo dalle persone che avevamo vicino o dai luoghi in cui ci trovavamo quando sono accaduti. E’ così per il 20 luglio 1969 (sbarco sulla luna), per l’11 settembre del 2001 (attacco alle torri gemelle) o per il 9 luglio del 2006 (finale Italia Francia ai Mondiali). Ed è così anche per quattro date legate a Marco: il 4 giugno 1998, il 27 luglio dello stesso anno, il 5 giugno del 1999 e il 14 febbraio del 2004.

Ogni appassionato di ciclismo si ricorderà perfettamente cosa era intento a fare (e con chi) il giorno in cui Marco Pantani staccò Tonkov a Montecampione (era un giovedì); quello in cui, sotto una pioggia incessante, scattò sul Galibier volando verso il Tour (era un lunedì); il sabato mattina in cui arrivò la notizia da Madonna di Campiglio; il triste sabato di san Valentino in cui fummo informati della sua fine.

Giorni che non sono uguali agli altri; che nessuno ha dimenticato, nella gioia e nella tristezza. Eventi che hanno accompagnato i nostri anni, la nostra storia, i ricordi personali di oguno di noi.

Forse è anche questo che rende Marco Pantani ancora molto amato ed è giusto ricordarlo. (AU)


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I 50 anni di Marco Pantani

Il 13 gennaio 2020 il Pirata avrebbe compiuto 50 anni e nonostante sia scomparso ormai da sedici anni continua a conservare un posto privilegiato nel cuore dei tanti appassionati di ciclismo e degli sportivi di tutte le generazioni.

Marco Pantani oggi, 13 gennaio 2020, avrebbe compiuto 50 anni. Anche se la sua carriera sportiva si è interrotta troppo presto, nei suoi pochi anni di professionismo (undici, dal 1992 al 2003), ha scritto pagine indelebili nella storia del nostro sport. Soprattutto nel cuore degli appassionati ed anche di chi il ciclismo lo segue saltuariamente.

Il 15 settembre, neanche 4 mesi fa, abbiamo celebrato i 100 anni della nascita di Fausto Coppi, adesso i 50 di Marco Pantani. In uno dei tanti scherzi della storia, si rincorrono date simbolo per i soli due ciclisti italiani in grado di vincere, nelle stesso anno, Giro e Tour. Il che conferma la regola che certi personaggi nascono una generazione alla volta. Nel caso di Coppi e Pantani il salto generazionale è stato doppio, a dimostrazione dell’eccezionalità del loro talento. Diversi in tante cose, hanno però alcuni elementi in comune, non solo l’accoppiata Giro/Tour: una vita breve ed intensa, un velo di malinconia che ha attraversato la loro esistenza, una profonda umanità, l’amore incondizionato e imperituro dei propri tifosi.

Da quando, il 14 febbraio del 2004, il Pirata è scomparso in molti hanno provato a spiegare il motivo di questa passione. Si sono scritti libri, articoli, canzoni, opere teatrali; in alcuni casi per indagare su una scomparsa tragica, in altri per esaltarne le imprese sportive, le cadute e le risalite, in altre per disegnare un carattere di un uomo non comune.

Nella vita di ognuno di noi ci sono eventi che restano e che raccontiamo partendo dalle persone che avevamo vicino o dai luoghi in cui ci trovavamo quando sono accaduti. E’ così per il 20 luglio 1969 (sbarco sulla luna), per l’11 settembre del 2001 (attacco alle torri gemelle) o per il 9 luglio del 2006 (finale Italia Francia ai Mondiali). Ed è così anche per quattro date legate a Marco: il 4 giugno 1998, il 27 luglio dello stesso anno, il 5 giugno del 1999 e il 14 febbraio del 2004.

Ogni appassionato di ciclismo si ricorderà perfettamente cosa era intento a fare (e con chi) il giorno in cui Marco Pantani staccò Tonkov a Montecampione (era un giovedì); quello in cui, sotto una pioggia incessante, scattò sul Galibier volando verso il Tour (era un lunedì); il sabato mattina in cui arrivò la notizia da Madonna di Campiglio; il triste sabato di san Valentino in cui fummo informati della sua fine.

Giorni che non sono uguali agli altri; che nessuno ha dimenticato, nella gioia e nella tristezza. Eventi che hanno accompagnato i nostri anni, la nostra storia, i ricordi personali di oguno di noi.

Forse è anche questo che rende Marco Pantani ancora molto amato ed è giusto ricordarlo. (AU)