Bidon racconta la passione per il simbolo-borraccia attraverso aneddoti e incontri, cronache e soprattutto storie
Pochi oggetti nel mondo dello sport vantano un apparato di significati più vasto di quello di cui è dotata la borraccia nel ciclismo. Fondamentale strumento di sopravvivenza fisica dei corridori, la borraccia rappresenta «l'anello di congiunzione tra l'ordinarietà del pedalatore e l'eccezionalità del campione». Il destino della borraccia è quello di passare di mano in mano, costantemente: dai gregari ai capitani, dagli atleti ai tifosi, con un movimento attraverso il quale essa si carica progressivamente di sofferenza e di gloria, di compagni che si sacrificano e di campioni che si rispettano.
Bidon – Ciclismo allo stato liquido nasce nel 2016 da un’idea di Leonardo Piccione e Filippo Cauz. Si propone di essere una piccola officina di paese, un luogo per storie e visioni, per raccontare di uomini e di biciclette senza scadenze fisse, quando vien voglia di un sorso fresco. Nome e simbolo del progetto sono un omaggio alla borraccia, chiamata "bidon" in francese e in numerose altre lingue del ciclismo. Attivo in più forme online, con un sito, delle pagine social e una serie di podcast, Bidon in questi anni ha pubblicato cinque libri, tra cui il volume "Il Centogiro – 99 storie (più una) dal Giro d’Italia" (Ediciclo, 2017) e "Chissà che l'utopia non vinca" (Streetlib, 2018).
In questo libro Bidon racconta la passione per il simbolo-borraccia attraverso aneddoti e incontri, cronache e soprattutto storie: storie raccolte durante il Giro d’Italia, messaggi che a ogni corsa raggiungono vecchi e bambini e chiunque attenda paziente a bordo strada, in un misto di stupore e gioia, la consegna di quello che è molto più di un souvenir. Perché «in nessun caso si riceve: una borraccia si eredita». La prefazione è di Silvio Martinello, oro olimpico e cinque volte campione mondiale di ciclismo su pista, per oltre un decennio "voce tecnica" delle dirette Rai.