All’arrivo dell’équipe medica cubana, molti cittadini si sono mossi spontaneamente per dare il proprio contributo – Tra loro il cicloriparatore Graziano Bossi, che ha allestito 80 bici in tempi record per permettere lo spostamento del team
Sono sbarcati a Malpensa e poi accolti dal Sindaco di Crema i 52 medici e infermieri provenienti da Cuba, destinati all’ospedale da campo allestito dall’esercito e dalla protezione civile che ospiterà diversi pazienti affetti da coronavirus. Una notizia, quella apparsa sui giornali solo un paio di giorni fa, che scalda il cuore: il mondo si sta mobilitando per fermare il focolaio lombardo, affiancando il personale italiano stremato dalla fatica. Specializzata nel trattamento di malattie infettive, la brigata darà manforte ai colleghi dell’ospedale Maggiore della cittadina, una delle zone più colpite d’Italia. L’équipe lavorerà nell’ospedale da campo: 35 tendoni, di cui tre per la Terapia intensiva.
Ma la notizia nella notizia è un'altra. Il tema è sempre lo stesso: la solidarietà. E la notizia da raccontare riguarda l'esemplare accoglienza che Crema e tutti i cittadini hanno riservato all'equipe medica. Per i 52 cubani si è mossa l’intera città: dalla diocesi di Crema, che ha messo a disposizione una struttura per l’alloggio di 25 persone, all’associazione “Uniti per la provincia di Cremona” che ha donato 100mila euro per attivare l’ospitalità del personale sanitario e militare. Fino alla generosità di cittadini ed aziende locali che ogni giorno portano loro pizza, formaggi, biscotti, caffè.
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C'è infatti chi si è mosso in maniera spontanea per dare il proprio contributo, come Graziano Bossi, noto cicloriparatore cremasco ed ex vice presidente di Confcommercio, che a tempo di record ha preparato e attrezzato le biciclette necessarie all'equipe cubana per spostarsi dagli alloggi all'ospedale da campo. Sabato sera gli è stata fatta la richiesta, domenica a mezzogiorno erano già pronte un'ottantina di biciclette: "Non potevo certo tirarmi indietro – ha dichiarato -. Ho fatto tutto di corsa perché le bici fossero pronte subito. Ovviamente è una cosa che faccio a compenso zero, perché mi rafforza il cuore. Non bisogna arrendersi, perché quando tutto questo sarà finito potremo ricominciare a pedalare tutti assieme".